Origini e ruolo della Rivista Bancaria
Le radici della Rassegna risalgono al 1920, quando il Bollettino Economico Finanziario dell’Associazione Bancaria Italiana, costituita, come associazione di fatto, il 13 aprile 1919, con la partecipazione di 53 banche italiane, fu trasformato in Rivista Bancaria. Come si desume dall’Assemblea generale di tale Associazione, tenuta presso la Banca d’Italia nel 1921, anche con la partecipazione del Direttore Generale Bonaldo Stringher (è, questa, una curiosità storica da ricordare) la Rivista ebbe come scopo preminente quello di promuovere gli studi in materia di economia, moneta e credito e diffondere la cultura professionale bancaria. Essa si pose subito in una posizione di prestigio, trattando gli argomenti a livello scientifico e la direzione veniva affidata per la parte finanziaria ad Attilio Cabiati e per la parte giuridica a Giuseppe Bianchini.
A partire dal 1926, l’Associazione bancaria divenne Sezione economico-finanziaria della Confederazione generale bancaria fascista, in seguito alla costituzione delle associazioni sindacali fasciste e, successivamente, dal 1932 al 1937 si trasformò in Associazione Tecnica Bancaria Italiana, data nella quale trasferì le proprie funzioni alla Confederazione fascista delle aziende di credito e delle assicurazioni. “Minerva Bancaria”, come organo di cultura tecnico-professionale per il personale bancario era sorta, nel 1928, per iniziativa della Federazione Nazionale dei Funzionari in banca. Nel 1930 la sua redazione ed edizione vennero assunte dalla Confederazione generale bancaria fascista. Per considerazioni di ordine pratico nel 1936 si addivenne alla fusione delle due riviste abbinandone le finalità e la denominazione e integrandone le caratteristiche. Durante il periodo in cui ebbe vita l’Associazione Tecnica Bancaria Italiana la Rivista Bancaria-Minerva Bancaria fu diretta da Roberto Ghislandi; poi rientrò nell’orbita della Confederazione, fu trasferita a Roma ed ebbe come Direttori Giambattista Ferrario e infine Mario Giustiniani.
Con l’anno 1940, in armonia con la più estesa competenza di inquadramento attribuita alla Confederazione, assumeva la denominazione di Rivista Bancaria delle Assicurazioni e dei Servizi tributari”. Nel frattempo, avvenuto, nel 1937, lo scioglimento dell’Associazione Tecnica, il patrimonio di questa era stato devoluto alla costituzione, in Milano, di un Istituto di cultura bancaria, avente appunto compiti di diffusione culturale nell’ambito del settore. Le circostanze politiche e belliche consigliarono, peraltro, di mantenere “dormiente” il nuovo istituto fino al momento della liberazione: con l’avvento del nuovo ordine nel 1945, le autorità militari alleate provvidero alla nomina di un “Commissario” nella persona di Ernesto d’Albergo, docente all’Università di Bologna. Questi, già collaboratore della Rivista, ne assunse la direzione, svincolandola da ogni rapporto con Organismi associativi, e iniziò la pubblicazione della “Nuova Serie” riprendendo la passata denominazione di Rivista Bancaria-Minerva Bancaria. Quasi contemporaneamente divenne presidente dell’Istituto di Cultura Bancaria. In sostanza, la Rivista Bancaria-Minerva Bancaria, sorta nel 1936 dalla predetta fusione, ha avuto un primo periodo di vita (1920-1945) strettamente inserita nell’ambito delle associazioni di settore, prima libere e poi inquadrate nel nuovo ordinamento sindacale del regime, ed un secondo periodo, tuttora in atto, a partire dal 1945.
Il primo numero di questa Rassegna – che ha iniziato un ciclo di vita completamente autonomo e indipendente – è datata gennaio-giugno 1945. Ernesto d’Albergo, come si è detto, ne divenne Direttore, con la collaborazione dei professori Valentino Domenidò, Mauro Fusiani, Luigi Federici. “Nell’iniziare questa serie della rinnovata Rivista – scriveva d’Albergo – si è creduto necessario e doveroso destinare un primo fascicolo dell’anno in corso, denso di eventi decisivi, militari e politici, che, ispirati a ideali di rinascita e di riscossa, vanno preparando la nuova storia d’Italia”. Alla rassegna, all’inizio del nuovo corso veniva affidato il compito di contribuire, ancora per il futuro, “a recar luce, imparzialmente, sui problemi scientifici e su quelli concreti dell’economia in generale, del credito, della finanza pubblica e del diritto, senza tuttavia perdere di vista le diffuse e rinnovate aspirazioni ad una maggiore solidarietà sociale”. (1) G.F. CALABRESI, Voce “Associazione Tecnica Bancaria Italiana” in Enciclopedia Bancaria, Milano, 1942 e scritti inediti. La Rivista è stata prestigiosamente diretta da Ernesto d’Albergo fino alla sua morte, avvenuta nel 1974. Da allora la direzione della Rivista è stata assunta da chi scrive. In definitiva la Rassegna ha rappresentato, per mezzo secolo, un’autentica espressione della vita economica e bancaria del nostro Paese. Ad essa hanno collaborato i più illustri economisti, come L. Amoroso, P. Baffi, G. Borgatta, C. Bresciani Turroni, F. Caffè, G. Carli, U. Caprara, E. Corbino, R. D’Addario, G. Del Vecchio, A. de’ Stefani, G. Di Nardi, V. Dominedò, L. Federici, F. Ferrara, O. Fantini, N. Garrone, G.U. Papi, G. Pella, F. Vinci, E. Zaccagnini e tanti altri, anche stranieri. Il modello realizzato è stato quello d’illustrare, col supporto del più qualificato contributo scientifico, gli eventi più significativi di politica economica e finanziaria, con particolare riferimento ai problemi creditizi, che hanno caratterizzato la profonda evoluzione verificatasi nel periodo considerato: dalla legge bancaria del ’36 al Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia del 1994, dalla cultura della separatezza alla banca universale; dell’economia post-bellica della riconversione e della ricostruzione all’economia senza frontiere, alla integrazione europea, alla collaborazione internazionale, alla globalizzazione dei mercati. La Rassegna si è posta come strumento di analisi, valutazione critica, ricerca, promozione culturale arricchendo il supporto conoscitivo ed avanzando valide proposte per i politici e, in genere, per il mondo degli operatori economici e finanziari. Quest’opera è stata condotta con la mobilitazione dei maggiori economisti e l’utilizzazione di giovani talenti, poi rapidamente affermatisi. L’esperienza è risultata assai positiva.
Francesco Parrillo